Titolo della ricerca
Biografia
Laureata nel 2013 in Psicologia presso La Sapienza, Flaminia Franchini ha svolto un master in Psicodiagnostica e Valutazione Psicologica nel 2015. Dal 2016 è borsista di ricerca presso il LASERC della Fondazione Santa Lucia IRCCS in numerosi progetti nell’ambito della prevenzione del declino cognitivo e degli stili di vita. Nel 2020 ha conseguito il Dottorato in Neuroscienze (tutor Prof. G. Sancesario) con tesi dal titolo: “Fattori di Rischio Modificabili e declino cognitivo nell’anziano: uno studio trasversale e un RC T”. Tra gli altri titoli, sta conseguendo il titolo di psicoterapeuta cognitivo-comportamentale (anno di diploma 2023) nell’ambito del quale svolge attività clinica e sostegno psicologico come tirocinante presso lo sportello “SOS Mamma” del Policlinico Tor Veragata. Ad oggi ha numerosi atti in congresso e 12 articoli pubblicati in PubMed. È, inoltre, stata premiata per miglior poster scientifico (SINdem 2020).
Il progetto di ricerca
La Dr.ssa Flaminia Franchini (Dip. di Neurologia clinica e comportamentale presso l’IRCCS Fondazione “Santa Lucia” di Roma) si occuperà di una ricerca clinica dal titolo “Increasing knowledge on dementia risk reduction in the elderly. A public health campaign in Senior Centers of Rome”. Il progetto parte dall’idea che la maggior parte delle persone non sa che la riduzione del rischio di demenza è possibile adottando stili di vita sani ed una corretta gestione delle condizioni di salute fisica e mentale. Lo studio, che verrà realizzato in collaborazione con la Dr.ssa Simona Di Santo (Psicologa ricercatrice) mira a verificare se una campagna di salute pubblica – condotta direttamente nei Centri Sociali Anziani di Roma – sia in grado di aumentare la consapevolezza sui fattori di rischio modificabili per la demenza e di indurre comportamenti finalizzati alla riduzione del rischio nelle persone che possono essere colpite da declino cognitivo. Si tratterà solo di un “primo passo”, ma cruciale, ancora prima dell’implementazione di misure preventive, che risulta ancora più necessario per contrastare i potenziali effetti (a lungo termine) del lockdown sulle abitudini di vita.