Titolo della ricerca

La produzione di isoforme troncate di β amilode nel sangue e nel liquido cerebrospinale, come strumenti diagnostici e prognostici per la malattia di Alzheimer.

Biografia

Alessandro Trentini, Biologo con dottorato in Biochimica, Biologia Molecolare e Biotecnologie, è ricercatore a tempo determinato di tipo B (RTD-B) di Biochimica Generale presso il dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione. Tiene corsi di Chimica, Biochimica e materie affini per diversi corsi di laurea tra cui Medicina e Chirurgia e Tecniche di Laboratorio Biomedico. Lungo la sua carriera, si è occupato della valutazione di biomarcatori, sia di tipo infiammatorio che collegati allo stress ossidativo, nel contesto di malattie infiammatorie, neurodegenerative (malattia di Alzheimer e sclerosi multipla), metaboliche (sindrome metabolica e diabete) e cardiovascolari. Possiede esperienza nello sviluppo e validazione di nuovi biomarcatori e dosaggi enzimatici. In questo ambito, ha messo a punto, in collaborazione con diversi colleghi e dipartimenti dell’Università di Ferrara, un dosaggio per l’attività della Beta-secretasi 1 (BACE1), enzima coinvolto nella produzione di β-amiloide.

Il progetto di ricerca

Secondo la teoria del β-amiloide (Aβ), l’insorgenza della malattia di Alzheimer (AD) è dovuta alla sovrapproduzione ed accumulo nel cervello del peptide Aβ42 tossico. Studi recenti hanno osservato che un enzima deputato alla produzione di Aβ42, la β-secretasi 1 (BACE1), interviene anche nella sua rimozione producendo un frammento non tossico Aβ34. Inoltre, è stato dimostrato che l’analisi sia di BACE1 che di Aβ34 nel liquido cerebrospinale (LCS) può essere utile per identificare precocemente lo sviluppo di AD. Con questo progetto vogliamo quantificare Aβ34, altri frammenti Aβ più lunghi, e BACE1 nel sangue di soggetti affetti da Alzheimer e con lieve deficit cognitivo, mettendoli in relazione ai comuni marcatori utilizzati per la malattia. Dal progetto ci aspettiamo di osservare che la forma di Aβ34 e BACE1 misurati nel sangue rifletta il potere diagnostico/prognostico già dimostrato nel LCS, fornendo nuovi marcatori non invasivi da applicare alla comune pratica clinica.