BIANCAMARIA GUARNIERI – Neurologa e responsabile del Centro di Medicina del Sonno riconosciuto AIMS della Casa di Cura privata accreditata Villa Serena di Città Sant’Angelo (PE), già tutor di assegnista di ricerca Airalzh.
La ricerca sui rapporti stretti tra malattia di Alzheimer (AD), disturbi del sonno e del ritmo circadiano sta facendo notevoli progressi sia nell’animale da esperimento che nell’uomo. Negli ultimi 20 anni gli studi si sono moltiplicati a livello mondiale, sostanziando l’affermazione che i vari disturbi del sonno rappresentano un fattore di rischio, patogenetico e peggiorativo per AD e altre demenze. I disturbi del sonno, inoltre, soprattutto nelle fasi più avanzate di malattia, continuano ad essere causa di ospedalizzazione e fonte di forte stress per chi assiste i malati (Mork Rostand AM et al, 2018). Diversi importanti studi hanno dimostrato, anche nell’uomo, come variazioni di aspetti diversi del sonno, della sua qualità e della sua struttura neurofisiologica siano correlati con le alterazioni neuropatologiche che si riscontrano nell’AD fin dalle fasi precliniche/prodromiche (Mander B. 2020).
Relativamente a questi argomenti, una delle più entusiasmanti scoperte degli ultimi anni è quella del cosiddetto Sistema Glinfatico, capace di drenare proteine tossiche dal sistema nervoso centrale attraverso la comunicazione tra liquido interstiziale cerebrale, liquor, astroglia e circolazione sanguigna. Il principale regolatore di tale sistema è il sonno: un buon sonno, con regolari successioni degli stadi fisiologici e delle fasi durante la notte, ne permette un funzionamento adeguato, anche per l’eliminazione delle proteine anomale che sono alla base dell’AD e altre demenze quali TAU e Beta amiloide. D’altro canto, un sonno frammentato e/o un ritmo circadiano alterato compromettono questo delicato Sistema che risente anche degli atti del respiro, dell’attività cardiaca e anche della posizione corporea, così importante soprattutto in persone con apnee in sonno. Scoperto nell’animale da esperimento, oggi questo Sistema glinfatico può essere visualizzato anche nell’uomo con metodiche non invasive, come la risonanza magnetica, e gli studi stanno aggiungendo sempre nuove evidenze e miglioramenti nelle metodiche (Bohr T. et al, 2022).
Recentissima (gennaio 2023) è la pubblicazione sulla rivista “Acta Neuropatologica Communications” di una ricerca su modelli murini che ha dimostrato come indurre frammentazione del sonno nell’animale portava ad alterazioni del Sistema Glinfatico con difficoltà di apprendimento e memoria ed incremento di deposizione amiloide e neuroinfiammazione a livello cerebrale. Del gruppo di autori (primo nome V. Vasciaveo) fa parte il Prof. Alessandro Cicolin di Torino, esperto in disturbi del sonno, che da anni si dedica allo studio ed alla diffusione della conoscenza su patologie del sonno e sul loro trattamento.
Sappiamo come sia stato dimostrato che l’insonnia, ad alta prevalenza femminile in età media e soprattutto perimenopausale, sia fattore di rischio per malattia di Alzheimer, ed intervenga sui biomarcatori della malattia di Alzheimer (Shi et al 2018, Wei Xu et al 2021).
Recentemente, anche in Italia, è stato introdotto l’uso di una nuova categoria di ipnotici, i DORA, bloccanti dell’orexina, neuromediatore ipotalamico che controlla veglia e comportamento alimentare.
È di marzo scorso la pubblicazione di uno studio su persone di età medio-avanzata in cui è stato dimostrato che l’uso di un ipnotico della categoria dei DORA è in grado di ridurre la fosforilazione della proteina Tau e i livelli di beta amiloide liquorali nel corso della notte seguente la somministrazione del farmaco (Lucey B. et al marzo 2023). Questi dati, se confermati anche sul lungo periodo, richiamano ancora di più l’attenzione sul trattamento dell’insonnia, di altri disturbi del sonno e dei ritmi sonno-veglia come possibile contributo alla prevenzione della malattia di Alzheimer.
E anche in questo campo, le differenze uomo-donna hanno un ruolo molto rilevante. Uno studio multicentrico italiano pubblicato sul journal of Alzheimer disease nel 2020 (Guarnieri B. et al 2020) ha messo in evidenza diversità tra i due sessi nella regolarità del sonno e in altri parametri circadiani misurati con actigrafia. I dati ottenuti hanno poi stimolato la ricerca su aspetti di genere e non solo di sesso biologico, ricerca che speriamo possa proficuamente continuare.
Airalzh, fin dalla sua fondazione, ha prestato grande attenzione alle relazioni tra sonno e demenza e nel 2020 ha dedicato loro la sua Giornata Mondiale dell’Alzheimer. L’Associazione è intervenuta su testate giornalistiche, in RAI, in Radio e nel corso dell’Alzheimer Fest di Cesenatico, affrontando in particolare il ruolo delle apnee ostruttive nel sonno (OSA) e delle parasonnie del REM con attenzione alle differenze uomo-donna. Airalzh ha anche finanziato un assegno di ricerca per studi su sonno e demenze.
Riferimenti
- Rokstad AMM, Engedal K, Kirkevold Ø, Benth JŠ, Selbæk G. The impact of attending day care designed for home-dwelling people with dementia on nursing home admission: a 24-month controlled study. BMC Health Serv Res. 2018 Nov 16;18(1):864. doi: 10.1186/s12913-018-3686-5.
- Bohr T, Hjorth PG, Holst SC, Hrabětová S, Kiviniemi V, Lilius T, Lundgaard I, Mardal KA, Martens EA, Mori Y, Nägerl UV, Nicholson C, Tannenbaum A, Thomas JH, Tithof J, Benveniste H, Iliff JJ, Kelley DH, Nedergaard M. The glymphatic system: Current understanding and modeling. iScience. 2022 Aug 20;25(9):104987. doi: 10.1016/j.isci.2022.104987.
- Mander BA. Local Sleep and Alzheimer’s Disease Pathophysiology. Front Neurosci. 2020 Sep 23;14:525970. doi: 10.3389/fnins.2020.525970.
- Vasciaveo V, Iadarola A, Casile A, Dante D, Morello G, Minotta L, Tamagno E, Cicolin A, Guglielmotto M. Sleep fragmentation affects glymphatic system through the different expression of AQP4 in wild type and 5xFAD mouse models. Acta Neuropathol Commun. 2023 Jan 18;11(1):16. doi: 10.1186/s40478-022-01498-2.
- Shi L, Chen SJ, Ma MY, Bao YP, Han Y, Wang YM, Shi J, Vitiello MV, Lu L. Sleep disturbances increase the risk of dementia: A systematic review and meta-analysis. Sleep Med Rev. 2018 Aug;40:4-16. doi: 10.1016/j.smrv.2017.06.010.
- Xu W, Tan CC, Zou JJ, Cao XP, Tan L; Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative. Insomnia Moderates the Relationship Between Amyloid-β and Cognitive Decline in Late-Life Adults without Dementia. J Alzheimers Dis. 2021;81(4):1701-1710. doi: 10.3233/JAD-201582.
- Lucey BP, Liu H, Toedebusch CD, Freund D, Redrick T, Chahin SL, Mawuenyega KG, Bollinger JG, Ovod V, Barthélemy NR, Bateman RJ. Suvorexant Acutely Decreases Tau Phosphorylation and Aβ in the Human CNS. Ann Neurol. 2023 Mar 10. doi: 10.1002/ana.26641.
- Guarnieri B, Maestri M, Cucchiara F, Lo Gerfo A, Schirru A, Arnaldi D, Mattioli P, Nobili F, Lombardi G, Cerroni G, Bartoli A, Manni R, Sinforiani E, Terzaghi M, Arena MG, Silvestri R, La Morgia C, Di Perri MC, Franzoni F, Tognoni G, Mancuso M, Sorbi S, Bonuccelli U, Siciliano G, Faraguna U, Bonanni E. Multicenter Study on Sleep and Circadian Alterations as Objective Markers of Mild Cognitive Impairment and Alzheimer’s Disease Reveals Sex Differences. J Alzheimers Dis. 2020;78(4):1707-1719. doi: 10.3233/JAD-200632.